Dentro l’acqua: un libro di Paula Hawkins

Dentro l’acqua è il secondo thriller della giornalista e scrittrice britannica Paula Hawkins. Dopo il clamoroso successo de La ragazza del treno, di certo la Hawkins dev’essersi impegnata per dare alla luce un libro che reggesse il confronto col precedente. Dentro l’acqua non tradisce le aspettative. Si tratta di un thriller psicologico, costruito sull’intrecciarsi di punti di vista, e su una sapiente combinazione di passato (talvolta remoto) e presente; una commistione di tempi e di atmosfere, che conferisce alla storia il fascino della leggenda e il mistero del giallo. Quando Julia Abbott – donna insicura e angosciata – viene informata dalla polizia del presunto suicidio della sorella Danielle (Nel), è costretta a ritornare a Beckford, un luogo che appartiene al suo passato, dove avrebbe preferito non rimettere piede. L’alone di mistero che circonda quel paese immerso nel verde e solcato da un fiume, traspare in maniera evidente dall’inquietudine che Julia prova tornando nei luoghi della sua infanzia, e da quel senso d’angoscia, di ostilità, e anche di colpa, che sin dall’inizio dimostra di sentire nei confronti di Nel. C’è qualcosa nel passato di Julia, che riguarda il rapporto con la sorella, che non ci è dato a sapere, ma che ci verrà svelato nel corso del libro. Ed ecco che iniziano a susseguirsi ricordi sfocati, vaghi, forse viziati dalle vecchie storie riguardanti il fiume, e le donne del fiume, che Nel raccontava alla piccola Julia per farla rabbrividire. Nel era sempre stata affascinata da quel fiume e dalle storie che lo riguardano, tanto da aver iniziato a scriverci un libro, attingendo alle testimonianze della gente del posto. Era ossessionata dall’elenco di donne che erano morte nello Stagno delle annegate, a partire dalla vecchia leggenda di Libby Seeton, immersa nelle acque gelide da un gruppo di uomini, per scoprire se fosse una strega. Adesso, in quell’elenco, compariva anche il nome di Nel, e prima ancora, quello di Katie. È nel vecchio mulino degli Abbott, dove un tempo passava le sue estati, che Julia conosce la nipote Lena. Una ragazzina di quindici anni, orfana, che sin dall’inizio si mostra scontrosa nei suoi confronti. Lena è un personaggio interessante, ben caratterizzato. Se all’inizio – attraverso gli occhi di Julia – appare quasi apatica, entrando nella sua testa, nel corso dei capitoli, scopriamo la sua natura ambivalente. Lena dall’esterno appare una ragazza forte, e lo è per davvero. Ma dentro è corrosa dal dolore di una doppia perdita, quella della madre e quella della migliore amica Katie, entrambe trovate senza vita nel fiume a pochi mesi di distanza.

L’atmosfera creata dalla Hawkins è davvero affascinante, da pelle d’oca: in prima linea lo scricchiolante mulino degli Abbott, dove il legno respira producendo rumori inquietanti, e all’interno del quale si ha l’impressione che tutto si muova; un mulino che incute timore, nel quale spuntano lettere incise sullo specchio del bagno; dove sono appesi poster raffiguranti fiumi sormontati da ponti imponenti e opere d’arte come il famoso quadro di John Everett Millais, che ritrae Ophelia esanime trascinata dal fiume. Poi, il cottage di Patrick Townsend, che era appartenuto ad Anne Ward, l’ennesima vittima dello Stagno delle annegate. Sempre in quello specchio d’acqua era morta suicida, anni prima, la moglie dello stesso Patrick, Lauren. Il cottage si contorna di un alone di mistero, così come la figura del vecchio Patrick, ex poliziotto pluripremiato di Beckford. Ed infine il fiume. Nero e fangoso, custode silenzioso di innumerevoli misteri, il fiume che solca Beckford sembra essere vivo, o forse stregato, tanto da chiamare a sé le persone – o meglio – le donne tormentate, per sollevarle dalle loro sofferenze con una morte dolce nelle proprie torbide acque.

Ad indagare sulla morte di Nel sono l’ispettore Sean Townsend, figlio di Patrick, e il sergente Erin Morgan. Fin da subito, senza che la Hawkins lo scriva nero su bianco, abbiamo l’impressione che Sean non sia del tutto estraneo alla famiglia Abbott. Julia non lo conosce, d’altronde è tornata a Beckford dopo tanti anni, ma Lena sembra trattarlo come un amico di famiglia. Le mani di Sean tremano sia durante la prima visita al mulino – volta ad informare le Abbott sullo svolgimento delle indagini –, sia nell’osservare il cadavere scomposto di Nel sulla sponda del fiume. Non è difficile intuire che Nel e l’ispettore Townsend avessero avuto una relazione segreta; la Hawkins fin da subito dipinge Nel come una donna volubile, seducente, amante dei rapporti carnali, ma svincolata da qualsiasi relazione sentimentale. L’unico uomo che Nel sembrava aver avuto a cuore, era stato un ragazzo del suo passato, un certo Robbie Cannon.

Anche Julia, nel suo piccolo, spinta dal senso di colpa, si mobilita nel scoprire quale segreto nascondesse la sorella; un segreto forse legato alla sua morte. Si tormenta ripensando alle innumerevoli volte in cui Nel le aveva lasciato messaggi dicendo di doverle parlare, che era qualcosa di importante. Ma lei non l’aveva mai richiamata, convinta che cercasse solo attenzioni. Julia scende quindi nell’ufficio della sorella, rovista tra le sue carte, legge qualsiasi foglietto, fin quando trova qualcosa che Nel aveva scritto accanto al nome di Lauren, la defunta moglie di Patrick Townsend: Beckford non è un luogo di suicidi. Beckford è il luogo in cui liberarsi delle donne che portano guai. Si fa più concreto il presentimento che Nel, durante le ricerche per la stesura del suo libro, avesse scoperto delle verità scomode, e che il suo non fosse stato un suicidio.

Tra i primi personaggi che ci vengono presentati, compare il professor Mark Henderson. La Hawkins, assumendo il punto di vista del personaggio – un uomo di bell’aspetto e sulla trentina –, ci rivela segretamente che Mark non è affatto dispiaciuto per la morte di Nel, madre, per altro, di una sua studentessa. Per di più, il professor Henderson, svela di aver incontrato Nel poco prima della sua morte, mentendo poi ai poliziotti su ciò che era realmente accaduto. Sembra quasi che la Hawkins ci voglia suggerire il colpevole. Mentre fa il bagno nel fiume, mostrando non curanza per la recente morte avvenuta proprio in quelle acque, Mark incontra Louise Whittaker, la madre di Katie. I due si scambiano poche battute. Henderson, parlando con Louise appare addolorato, lei, invece, non si scompone. Si scopre che Louise era stata molto amica di Nel, così come sua figlia Katie era stata molto amica di Lena. Ma dopo la morte di Katie, proprio in quel fiume da cui Nel era ossessionata, Louise aveva accusato la donna di aver avuto un qualche ruolo nella morte di sua figlia, e da lì era nato l’odio.

Arrivati a questo punto del libro, la Hawkins ci ha già presentato quelli che sembrerebbero i plausibili colpevoli della morte di Nel Abbott: l’oscuro Patrick Townsend, che potrebbe nascondere la verità sulla morte della moglie Lauren; una verità scomoda che Nel poteva aver scoperto. Il professor Mark Henderson che, sebbene non abbia svelato alcun movente, si è sentito sollevato dopo la scomparsa di Nel. Ed infine Louise Whittaker, convinta che Nel fosse coinvolta nella morte di Katie, ormai archiviata come suicidio; una donna frustrata, Louise, segnata dal dolore per un lutto che non trova la forza di elaborare, per una morte che non riesce a comprendere, che le sfugge. Avrebbe fatto qualsiasi cosa per trovare una risposta che le desse pace.

Il mistero s’infittisce con l’entrata in scena di Josh Whittaker – secondogenito di Louise – che sembra nascondere alla polizia la verità riguardante la sorella, e di Helen Townsend, preside della scuola frequentata da Lena, Katie e dal il professor Henderson, nonché moglie dell’ispettore Sean, e nuora del vecchio Patrick, al quale è molto legata. Sgattaiolando nella scuola per recuperare qualcosa che apparteneva a Katie, Mark Henderson si ritrova a rovistare nei cassetti della preside Helen Townsend, trovando un braccialetto che aveva già visto; il braccialetto che Nel indossava la sera in cui era morta. Certo che quell’oggetto gli sarebbe tornato utile, Henderson lo sottrae e lo porta con sé. Ma perché il braccialetto di Nel è in possesso della preside? Helen, in fondo, avrebbe avuto un vero movente per l’omicidio della Abbott. Nel era presumibilmente stata l’amante di suo marito, e lei sembrava esserne al corrente: quando la sergente Erin Morgan l’aveva interrogata, Helen non aveva perso occasione per sminuire sia madre che figlia, definendo Nel una sciacquetta. Ed è qui che la Hawkins ci strizza l’occhio, ammettendo di averci presi in giro: Mark Henderson diventa il meno probabile tra i potenziali assassini di Nel – come invece ci aveva indotti a credere in precedenza –, coinvolgendosi ora con la morte di Katie. La Hawkins punta adesso il dito verso Helen, una donna tranquilla, posata, descritta da Patrick come la moglie perfetta. Ma ormai abbiamo  scoperto il trucchetto della scrittrice, e noi lettori di gialli non ci lasciamo ingannare più di una volta: se la Hawkins punta i riflettori su un colpevole, possiamo essere certi che l’assassino non sia lui!

Nickie è il personaggio che forse rimane più insipido, insieme a quello di Josh Whittaker. È una donna trasandata, stravagante, sulla soglia della vecchiaia. Dice di essere una veggente, di avere dei poteri, tra i quali parlare con i morti. Inizialmente ci confonde, non riusciamo a capire se realmente sia dotata di una qualche stupefacente potenzialità, o sia soltanto una vecchia pazza bistrattata. Agli occhi della polizia e degli abitanti di Beckford appare infatti come una truffatrice, una persona della quale non ci si può fidare. Cosa sappiamo per certo è che Nickie abbia rivelato qualcosa a Nel, qualcosa di davvero eclatante riguardo alle morti nello Stagno delle annegate. Quindi Nickie conosce la verità, o forse un dettaglio importante per le indagini, ma passa del tempo prima che si convinca ad intervenite. E quando finalmente si mobilita, parlando con il sergente Erin e con Julia, rimane sul vago, senza mai dare delle risposte chiare ed esaustive. Sembra quasi che Nickie non sappia tutta la verità, o forse sì, ma allora perché non svelarla? Nickie, tuttavia, indica a Julia Abbott una pista: la morte di sua sorella è legata a quella di Lauren, moglie di Patrick. Lo sa perché può parlare con la defunta sorella Jannie, o almeno così dice. Jannie, che aveva conosciuto bene Patrick Townsend, le aveva raccontato cose abominevoli su quell’uomo. Ecco che la Hawkins fa di nuovo il suo giochetto, ora ci indirizza a pensare che il colpevole sia il vecchio Patrick.

Intanto, durante un incontro fra Julia e Robbie, scopriamo le ragioni dell’astio che Julia provava per Nel. Era una storia vecchia, risalente alla loro adolescenza. Julia per tutti quegli anni era stata convinta che Robbie, il fidanzatino della sorella, l’avesse violentata con il consenso di Nel. Ma scopriamo che era stato tutto un grandissimo equivoco. La notte in cui Robbie abusò di lei, Julia si recò al fiume ubriaca, immergendosi nelle sue acque gelate. Fu Nel a trarla in salvo, non prima di averle lasciato assaporare la sensazione dell’acqua. Dopo l’accaduto, avevano giurato di non parlarne mai più, ma Nel tirò fuori l’argomento appena dopo il funerale della madre. Riferendosi a quella notte, aveva chiesto alla sorella se le fosse piaciuto almeno un pochino. Convinta che Nel avesse accennato alla violenza, Julia si era allontanata da lei, iniziando una nuova vita lontano da Beckford. Nel parlava invece alla sensazione dell’acqua, ma noi lettori l’avevamo capito da un pezzo. Scopriamo anche che Lena è figlia di Robbie, ma lei questo non lo sa e, del resto, nemmeno lui. Lena confessa la verità sulla morte di Katie: ormai Josh aveva parlato, perciò, non avrebbe più avuto senso mentire per non macchiare il nome di Katie, e per rispettare la promessa del silenzio. Scopriamo finalmente il ruolo di Mark Henderson nella vicenda: Katie e Mark portavano avanti una relazione segreta da mesi. Quando Nel aveva scoperto la verità, Mark era stato costretto ad allontanare Katie, cosciente che se quella relazione fosse venuta a galla, la sua esistenza sarebbe stata rovinata dall’accusa di pedofilia. Katie, tormentata dalla paura che potesse accadere qualcosa a Mark, e ormai privata del suo amore, si era tolta la vita annegandosi nel fiume.

Lena confessa che sua madre si sentiva terribilmente colpevole per la morte di Katie. Quella notte, prima di morire, quando aveva incontrato il professor Henderson, l’aveva ammonito; gli aveva raccomandato di raccontare la verità a Louise. Mack aveva assentito, dicendo che gli sarebbe servito del tempo. Ovviamente non aveva la minima idea di farlo, aveva invece iniziato a pensare come mettere a tacere Nel. Eppure, non è lui il colpevole della sua morte. Lo sappiamo da quando ha trovato il braccialetto di Nel nel cassetto di Helen Townsend.

La vicenda prosegue verso l’epilogo. Dopo uno scontro fra Lena – intenta a vendicare la migliore amica –, e Mark Henderson, ci viene fatto intuire che quest’ultimo non solo ha avuto la peggio, ma addirittura è stato giustiziato dalla giovane Abbott. Lena, dopo aver appreso da Mark che il braccialetto di sua madre era nel cassetto della preside, se ne riappropria, svelando quanto aveva scoperto alla zia.

Finalmente la Hawkins ci rivela che Sean e Nel erano stati coinvolti in una specie di relazione. È il sergente Morgan a scoprirlo. Affrontare Sean – il suo superiore –, accusandolo senza prove di aver occultato una simile verità, poteva anche farle perdere il lavoro, ma Erin decide di fare la cosa giusta e chiedergli spiegazioni al riguardo. Sean nega l’evidenza, agitandosi esattamente come farebbe un bugiardo. Confessare il suo coinvolgimento con Nel gli sarebbe costato il posto. O forse c’era dell’altro?

Julia ed Erin si ritrovano a casa di Patrick Townsand, in presenza di Helen. Helen tiene in mano un coltello, con aria confusa e spaventata. Julia incolpa la preside Townsend dell’omicidio di Nel, ma lei si discolpa dicendo che il braccialetto l’aveva semplicemente trovato, e voleva riporlo tra gli oggetti smarriti. La sua versione sembra non convincere, ed ecco che, sorprendentemente, a confessare è il vecchio Patrick. Racconta di aver ucciso Nel per salvare il buon nome dei Townsand, perché quella puttana – così la definisce –, aveva scoperto la verità su Lauren. Proprio così, aveva ucciso entrambe. Ecco che la Hawkins sembra svelarci la verità dei fatti, ma ormai abbiamo capito a che gioco sta giocando. E anzi, abbiamo già scoperto chi è il vero colpevole; conosciamo il suo nome sin dalla terza parte.

Nelle ultimissime pagine scopriamo che Lena ha ormai stretto un buon rapporto con Julia, ed insieme hanno iniziato una nuova vita. Louise è ancora devastata per la morte della figlia, ma finalmente ha trovato il perché che cercava disperatamente. Il sergente Erin Morgan riflette sull’assassinio di Nel, e sente che qualcosa non torna. Patrick è in cella, per nulla pentito di aver ucciso una donna che disprezzava, in quanto non adatta al ruolo di madre, e perché non abbastanza devota al marito; Helen, invece, devota, mansueta, amorevole, era la moglie che avrebbe voluto. Lei, dal canto suo, è andata a vivere altrove con il marito Sean, ma lui l’ha lasciata. Era tormentato. In fondo sapeva che il padre era un assassino, ma non l’aveva mai ammesso a se stesso. Aveva vissuto per tutti quegli anni volendo bene ad un mostro, pur sapendo di essere altrettanto colpevole. Non aveva fatto niente per fermarlo, non aveva detto niente per condannarlo. Aveva solo nascosto la verità, preferendo credere nella bugia che Patrick gli aveva raccontato quando era piccolo per giustificare la morte della moglie. Aveva cercato di convincersi che Lauren si era suicidata buttandosi nello Stagno delle annegate. Portava quel peso da anni, e stava male. Ma quando Nel l’aveva avvicinato – seducendolo –, per interrogarlo sulla morte di sua madre e poter proseguire con il libro, Sean aveva già capito che si sarebbe dovuto confrontare con qualcosa più grande di lui. Una notte Nel l’aveva portato sul promontorio che si affaccia sul fiume, nel tentativo di fargli ricordare cosa fosse successo a Lauren. E Sean, tormentato da quel terribile ricordo e dal senso di colpa, l’aveva buttata giù, scegliendo per la seconda volta di vivere in una bugia. Patrick aveva coperto il figlio, e noi lettori già lo sapevamo.

Dentro l’acqua è un thriller avvincente, ricco di colpi di scena e di mistero. I personaggi, con le loro ansie, i loro timori, i segreti che li tormentano, sono indagati in maniera approfondita. Cosa si cela fra le righe, è una critica della Hawkins ad una società ancora troppo retrograda e patriarcale, in cui non si è ancora giunti ad un’effettiva parità dei sessi. Una critica sempre attuale in un’era ancora fortemente segnata dal femminicidio; un’era nella quale le donne devono ancora lottare per la parità, e per debellare i germi di una mentalità antiquata e nociva.

Ad incarnare questa società incastrata nel passato, sono senz’altro i personaggi di Patrick e della preside Helen Townsend. Il primo, marito dispotico e lucido assassino della moglie; la seconda, una donna assenziente, devota, sottomessa alla figura dell’uomo autoritario e padrone. Helen si preoccupa di tenere la casa di Patrick pulitissima, perché lui si arrabbierebbe se non lo fosse. Eppure, nemmeno spetterebbe a lei farlo. Helen è intrappolata in una mentalità che sa di vecchio. Ed ecco che invece la donna forte, indipendente, che dà libero sfogo alla propria sessualità come meglio crede (Nel), alla fine è quella che non rivedrà la luce del giorno; che viene sopraffatta, ancora una volta, dall’uomo. Come se l’umanità non fosse ancora pronta per accettare questa rivendicazione della libertà femminile. Nel viene vista male dagli abitanti di Beckford; le vengono attribuiti epiteti disgustosi come sciacquetta e puttana. Beckford, e soprattutto il suo fiume, sono una metafora. La metafora di un mondo marcio, di una società ancora troppo retrograda, non aperta all’evoluzione mentale. Ma la Hawkins ci avverte che non ci dobbiamo arrendere, che si può ancora cambiare. La risposta non sta nella violenza, né nella vendetta. Cosa ha prodotto la personale rivincita di Lena sull’uomo amato da Katie? Solo l’ennesima morte. È questo istinto animalesco, svincolato dal buon senso e dettato dal rancore, che rappresenta la malattia che affligge l’essere umano. Il personaggio che meglio incarna la rivincita delle donne è Julia Abbott. Julia è una donna insicura, angosciata e turbata dal suo passato. Tuttavia, dimostra una forza nascosta. Affronta l’uomo che l’aveva violentata da ragazzina, Robbie, e addirittura decide di prendersi cura di sua figlia, sebbene nella sua espressione riveda quella del padre. È Julia a rappresentare la vera forza, la vera rivincita delle donne del fiume di Beckford, non Lena. Dentro l’acqua forse sarà un thriller dal finale prevedibile, ma è sicuramente una critica serrata alla società, che induce a riflettere; è una lettura che non annoia mai, dalle atmosfere cupe e gotiche, sicuramente consigliata ad ogni amante dei thriller.