La Congiura dei Pazzi

Il 26 aprile del 1478 una congiura ai danni della famiglia Medici sconvolge Firenze, centro nevralgico del Rinascimento italiano, segnando il futuro della città e dell’Italia.

Da più di quarant’anni, cioè dal trionfale ritorno di Cosimo il Vecchio dall’esilio nel 1434 e la vittoria sulla fazione degli Albizi la città – nominalmente una repubblica – è governata de facto dai soli membri della famiglia Medici: dapprima appunto con Cosimo, e dopo la sua morte per un breve periodo col figlio Piero detto il Gottoso che nonostante la veloce dipartita è riuscito abilmente ad assicurare la trasmissione del potere, ormai dinastico, al giovanissimo figlio Lorenzo, affiancato dall’ancor più giovane Giuliano.

La storia ci ha consegnato, tramite l’enorme lavoro umanistico di Angelo Poliziano, una figura chiara dell’attentato che portò alla morte di Giuliano De Medici e al ferimento di Lorenzo Il Magnifico. Ovvero che quest’ultimi fossero dei fratelli perfetti, idolatrati dal popolo e assolutamente rispettosi della Repubblica. Dalll’altra parte invece la famiglia De Pazzi, che furono gli artefici della congiura insieme ad altri personaggi chiave della politica italica di quel periodo che poi esamineremo, era governata da rivalità antiche, sia interne che esterne, mossa da gelosia e odio profondo verso la fortuna che i Medici avevano conquistato.

Machiavelli, che scriverà più in là delle vicende dell’attentato ai Medici, non condivise lo sguardo di Poliziano prendendone le distanze. Così come ne hanno preso le distanze storici del calibro di Lauro Martines che nella sua lunga carriera spesso si è occupato della Congiura dei Pazzi.

Inoltre il quattrocento italiano, tendenziosamente, viene ricordato come il secolo degli artisti, dei grandi architetti, di pace e prosperità ma, per capire bene come si arriva alla Congiura dei Pazzi, dobbiamo ampliare il nostro sguardo e affermare che non è proprio così. Il quattrocento è un secolo di depressione, caratterizzato da inverni freddissimi che condizionarono per decenni l’agricoltura europea, portando di conseguenza ad una carestia del continente con un impoverimento generale ingigantito anche da ondate continue di Peste che dimezzeranno demograficamente l’Europa. La Morte Nera ridusse ad esempio una Firenze di 90.00 abitanti nel 1348 ad una città di appena 40.000 persone nel 1400. Così come Firenze, migliaia di altre città subirono questo destino, dimostrando il tempo duro che il mondo viveva in quegli anni.

Comunque nel 1469 muore Piero de Medici figlio del grande Cosimo il Vecchio. La democrazia fiorentina è una democrazia molto complessa, caratterizzata da magistrature che si governano anche da sole in un lasso di governo molto breve (vengono cambiate spesso) eppure alla dipartita di Piero i Medici non ne sono i padroni. Lorenzo eredita un impero nascosto che con lui inizia finalmente a emergere e a creare dissapori che porteranno a uno scontro inevitabile. Nessuna famiglia fiorentina, siano essi i Medici o I Pazzi, si poteva sostituire alle regole della Repubblica. Esse erano in definitiva solo degli abili imprenditori e dei banchieri. Erano dei prestatori di denaro anche allo stato di Firenze e, questo è fondamentale, quando lo stesso Stato dichiarò un debito pubblico notevole le famiglie fiorentine inizieranno a introdursi negli affari statali nel tentativo di rientrare nei loro investimenti. In questo campo Il Magnifico ne fu l’esempio lampante, senza essere mai un gonfaloniere gestiva e organizzava l’attività politica fiorentina.

Lorenzo continua comunque la politica del padre e del nonno, ma decide di effettuare un cambio netto per quanto riguarda le ambizioni familiari al principato della città. Nella casa di Via Larga, i Medici del Magnifico decisero di farsi fare una cappella privata affrescata meravigliosamente da Gozzoli Benozzo. E’ la prima famiglia d’Europa non principesca che ha l’ardire di farsi una cappella privata, è un segno preciso se pensiamo che essa è addobbata con le immagini dei Re Magi, che miticamente erano i primi re della terra che resero omaggio al re dei re, al Cristo. Il che vuol dire che la famiglia che si fa affrescare una cappella privata con i Re Magi aspira al principato di Firenze. Sono segnali evidenti di dove vuole arrivare Lorenzo.

Tutte le famiglie di Firenze li colgono, fra cui i Pazzi e i Salviati, che decidono che se Cosimo era un grande uomo e che fu un errore costringerlo all’esilio, e che se Piero era una brava persona con la quale ci si poteva ragionare, questo giovanotto di vent’anni era insopportabile. Anzi, è di più. Le sue visioni di politica estera preoccupano le famiglie fiorentine. Lorenzo mira ad appoggiarsi sempre più all’alleanza con Milano, guidata dal Duca Galeazzo Maria Sforza, e da questa alleanza lavora appunto per crearsi un potere anche extra-toscano. Milano è la chiave di volta per Lorenzo nel tentativo di ampliarsi oltre Alpe. Il suo potere aumenta a dismisura. Una partita a scacchi di politica che Lorenzo gioca in maniera esemplare. Sia tenendo d’occhio le mire espansionistiche francesi a ovest sia trattando con il sultano che nel 1453 aveva conquistato Costantinopoli dando vita alla politica di equilibro che durerà per 40 anni.

Lorenzo fu l’ago della bilancia di questa politica anche se le congiure, anche prima di quella dei Pazzi, furono numerose. Nel 1476, ad esempio, un gruppo di aristocratici borghesi uccidono il Duca Galeazzo Sforza, protettore di Milano e amico intimo del Magnifico. Sono i primi segnali di tumulto verso Lorenzo.

Ma quando si iniziano davvero a delineare gli eventi che porteranno alla Congiura dei Pazzi?

Nel 1471 viene eletto Papa Francesco della Rovere. Il neo-papa (Sisto IV) appartiene a un giro di famiglie che non vedono di buon occhio Firenze. Inoltre il Papa è imparentato anche con una famiglia di rango dell’epoca, i Riaro che a loro volta sono imparentati con gli Sforza. Caterina Sforza ha infatti sposato il nipote del papa, Girolamo Riaro, che ambisce a un ducato all’interno dei territori sotto Milano, gli interessa appunto Imola; città ricca e vicina al mare.

Papa Sisto vuol comprare Imola quindi per il nipote, a questo punto Galeazzo Sforza fissa il prezzo a 40.000 ducati. Il Papa non ha questa cifra e allora decide di chiedere chiaramente ai suoi banchieri, ovvero ai Medici. Il Magnifico però in quel momento ha idee di ampliamento che vanno aldilà delle pretese papali, pensa ad esempio a Faenza e inoltre non vede di buon occhio assolutamente il fatto che Girolamo diventi Duca di Imola, anche per paura che si crei uno stato a est di Firenze troppo forte.

Decide di negare al Papa il prestito di denaro. Badiamo, quando si prestavano soldi ai Papa era impossibile riaverli indietro, però essi davano delle patenti che permettevano di appaltare le grandi rendite dei territori della Chiesa. Insomma erano soldi a fondo perduto con possibilità di guadagno.

E’ qui che subentrano I Pazzi, che si sono meno forti dei Medici come banchieri ma colgono l’occasione e decidono di sostituirsi come Banchieri del Papa. Francesco De Pazzi, regista della congiura arriva a Roma per gestire i nuovi affari romani, a quel punto Lorenzo decide di scrivere a Galeazzo Sforza per avvertirlo di non fidarsi troppo dei Pazzi, che nel frattempo fanno un ulteriore colpo approfittando dell’ira del Papa per il mancato prestito. Soffiano infatti ai Medici il più grosso affare del momento, ovvero l’appalto delle miniere di allume di Civitavecchia. Lorenzo accusa il colpo, le faccende del banco Medici non vanno bene ma grazie al Governo, che è interamente nelle sue mani, nel 1477, quindi ad un anno dalla congiura, fa pubblicare una legge con valore retroattivo che è una lex ad personam dove Lorenzo colpisce Giovanni de Pazzi, fratello di Francesco, che aveva sposato la Beatrice Borromeo, che nel 1477 era diventa unica ereditiera di una vero e proprio impero. La legge vieta appunto che una donna possa ereditare, ma che a farlo fossero i parenti di sangue più vicini. Giovanni de Pazzi perde così l’enorme capitale che avrebbe acquisito come marito della Borromeo, è la goccia che fa traboccare il vaso. Si decide che bisogna uccidere i Medici.

Il Papa inizialmente non è d’accordo ma I Pazzi non vogliono sentire ragioni e, facendo leva sul nuovo ruolo di banchieri, lo convincono. L’odio dei Pazzi coinvolge anche Francesco Salviati, amico del Papa e imparentato dei Pazzi, che aveva vecchie ruggini con Il Magnifico che gli aveva impedito di diventare arcivescovo di Firenze preferendoli Rinaldo Orsini, parente diretto di Lorenzo. Gli schieramenti si stanno formando.

Francesco Pazzi, uomo iracondo, effettuò un’azione intimidatoria verso il vecchio Jacopo Pazzi, convincendolo che l’assassinio dei Medici era inevitabile. Serve un momento in cui però i Medici siano a portata di pugnale, e questo è già un problema.

Poi l’occasione si presenta quando il giovane nipote del Papa, Simoni Raffaele Riario, è ormai prossimo alla nomina di cardinale. I Pazzi decidono quindi di proporre per la Pasqua una festa in suo onore chiedendo ai Medici una specie di riconciliazione invitandoli alla festa.

La Pasqua del 1478 sembra il momento più adatto, ma si decide di aspettare. In effetti un assassinio nel giorno della Pasqua sembra troppo anche per una congiura, si decide quindi di far passare del tempo. E’ il primo errore dei congiurati, volendo o meno qualcosa inizia a trapelare e qualche voce giunge alle orecchie dei Medici, saranno voci vere e fondate.

Quattro settimane dopo la Pasqua, si individua il momento in cui si potrà fare questa famosa festa a Simone Raffaele Riario. E’ qui che Francesco Pazzi convince Jacopo ad uccidere Lorenzo e, se tanto meglio, anche Giuliano, per evitare che ne prende le redini. Ora, va sottolineato che Jacopo Pazzi che viveva a Firenze disse a più riprese ai congiurati locali che non era vero che la città era stufa del Magnifico, ma Francesco convinse il Papa e il Duca di Urbino, braccio armato della Chiesa, che la congiura sarebbe riuscita appunto perché la città l’avrebbe appoggiata. Questo fu un altro errore, il secondo dei congiurati.

In definitiva il 26 aprile del 1478 si sarebbe dovuta far scattare la trappola. La festa era in programma a Casa Pazzi, dove i Medici sarebbero giunti per la famosa festa. Eppure Giuliano, fratello di Lorenzo, sta male, da parecchi giorni anche. La festa per il Cardinale è stipulata ormai, ma Giuliano non ne vuole sapere di partecipare all’evento e allora i congiurati commettono il terzo errore, optano ovvero per l’attentato nel l’unico luogo in cui Giuliano e Lorenzo possono trovarsi insieme, ovvero a Santa Maria del Fiore, al Duomo di Firenze. Si decide quindi di uccidere i fratelli de Medici durante la messa che darà il via alla festa.

A questo punto entra in scena il professionista che avrebbe dovuto uccidere Il Magnifico, ovvero l’uomo di fiducia del Duca di Urbino, Giovanbattista da Montesecco. Quest’ultimo aveva incontrato Lorenzo quando Francesco lo aveva portato a Firenze per convincere Jacopo Pazzi che la congiura era necessaria. Lorenzo aveva capito qualcosa vedendolo? Giovanbattista da Montesecco si era lasciato sfuggire qualcosa? Non lo sappiamo ma qualche sentore, come tutti in città, i Medici dovevano averlo. Ma per il momento, la gravità della situazione era imprevedibile.

Il giorno del 26 aprile del 1478, Francesco de Pazzi e Bernardo Bandini, che aveva avuto degli sgarbi commerciali con i Medici, vanno addirittura incontro a Giuliano sapendolo malato per aiutarlo a giungere al Duomo. Addirittura lo abbracciano, questo Poliziano lo sottolineerà, sarà un gesto finalizzato a scoprire se sotto l’abito della festa i fratelli portassero una corazzina. A questo punto Giovanbattista da Montesecco si ritira, il suo onore da cavaliere gli impedisce di uccidere a tradimento, figuriamoci in Chiesa. E’ un altro errore dei congiurati, che perdono così il loro braccio armato.

Inizia la cerimonia, mancano pochi minuti alla congiura più importante della storia. Lorenzo e Giuliano sono in Chiesa, vicini. Non sospettano nulla, almeno non lì. Qui le fonti ci sviano, c’è chi parla che l’assassinio sarebbe dovuto eseguirsi all’elevazione, il che sembra troppo blasfemo, altri affermano che il segnale per aggredire Lorenzo e Giuliano sarebbe arrivato al congedo del Ite Missa Est; sta di fatto che all’improvviso Francesco PazziBernardo Bandini aggrediscono Giuliano de Medici, uccidendolo con una foga inaudita tanto da portare addirittura al ferimento di Francesco Pazzi che, probabilmente, colpisce con un colpo andato male Giuliano e si lacera la coscia piuttosto gravemente.

Tumulto. Lorenzo che si è piazzato alla destra dell’altare evita il primo assalto dei congiurati. Lorenzo viene solamente ferito, resistendo anche agli attacchi di un frate di Volterra, proveniente dalla famiglia dei Maffei, che ce l’aveva con Lorenzo per la ferocia con la quale aveva condotto alla conquista appunto di Volterra da parte di Firenze. L’assenza dell’assassino esperto pesa e nessuno riesce a ferire mortalmente Lorenzo che riesce a scappare in sacrestia anche grazie all’intervento del suo amico, Francesco Nori, che prende un colpo di daga scagliato dal Bandini e che era diretto chiaramente al Magnifico. Nori morirà poco dopo.

A questo punto Giuliano è a terra in una pozza di sangue, Lorenzo al sicuro in sacrestia. I congiurati non sanno cosa fare. Nel frattempo sarebbe dovuta scattare la seconda parte del piano; i venturieri fuori Firenze, capitanati dal Duca di Urbino, stanno aspettando infatti un segnale per entrare in città che non arriverà mai.

Intanto Francesco Salviati si dirige, come da congiura, ad occupare il palazzo della Signoria ma non ci riesce. Il Petrucci, gonfaloniere, lo rinchiude infatti, allertando la guardia e sventando l’occupazione. Fallisce anche Jacopo Pazzi che avrebbe dovuto correre per la città al grido di “Popolo e libertà!”. Ma Firenze non lo segue, resta inorridita per la congiura e gli risponde “Palle, palle, palle!” ovvero il simbolo di casa Medici.

Guglielmo de Pazzi fugge invece verso casa Medici urlando che non c’entrava nulla con questa congiura. Francesco, ferito gravemente, torna a Casa Pazzi. Lo cattureranno nudo mentre cercava di bloccare l’emorragia.

La congiura è fallita miseramente. Il Salviati e Francesco Pazzi vengono impiccati immediatamente ad una finestra della Signoria. Secondo la testimonianza del Poliziano prima di morire l’arcivescovo, in un impeto di odio, trova il tempo di mordere al petto Francesco restando attaccato con i denti alla sua mammelle.

Particolarmente macabra la fine che il destino riserva al capofamiglia, il vecchio Jacopo de’ Pazzi. Verrà catturato a Castagno, presso San Godenzo, e picchiato selvaggiamente. Arrivato a Firenze già incapace di camminare, e dopo essere stato interrogato viene appeso alla stessa finestra dalla quale era stato impiccato Francesco. Per uno straordinario favore, forse per intercessione di Bianca dei Medici, sua parente acquisita, viene poi sepolto con ancora la corda al collo nella sua cappella di famiglia, la famosa cappella dei Pazzi progettata da Brunelleschi, presso la basilica di Santa Croce. Circa un mese più tardi una banda di ragazzi lo estrae dalla tomba e lo trascina per il cappio per le vie cittadine fino al portone del suo palazzo. Qui cercano di usarlo come ariete per sfondare la porta. Poi lo trascinano ancora fino al ponte Rubaconte (oggi ponte alle Grazie) e lo buttano in Arno. Un paio di giorni dopo viene ancora tirato fuori dall’acqua, vicino Brozzi, appeso a un salice e percosso nuovamente, poi ributtato in Arno per finire di decomporsi in mare aperto.

Il pericolo per Lorenzo non è in realtà ancora passato, i nemici esterni, col Papa in prima fila, vogliono la sua testa. Il Magnifico viene scomunicato e inizia la Guerra dei Pazzi che durerà fino al 1480, quando Lorenzo rischia la propria vita per scendere a Napoli per interloquire con il re Ferdinando nel tentativo di convincerlo dell’inutilità di questo conflitto che avrebbe arricchito solo la Chiesa.

Alla fine il regime mediceo, e la fotografia che la storia gli scatterà, ne uscirà rafforzato da questa congiura, sebbene sempre appoggiato sulle fragili basi della repressione violenta di ogni opposizione e sul carisma personale di Lorenzo Il Magnifico, come si vedrà dopo la sua morte, nel 1492.

Bibliografia:

– Franco Cardini; 1478 La Congiura dei Pazzi. Lezioni di Storia, Editori laterza, 2015

– Lauro Martines; La congiura dei Pazzi. Intrighi politici, sangue e vendetta nella Firenze dei Medici. Mondadori, 2005.

– Tim Parks, La fortuna dei Medici. Mondadori, 2008.

FOTO:

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