Criminologia: un viaggio attraverso le caratteristiche ataviche
In una società dove il delinquente è additato come quello diverso da “noi” è purtroppo necessario porre di fronte agli occhi del pubblico le ricerche di chi, sulla personalità delinquente, ha fondato la sua vita. La personalità del delinquente è sicuramente uno dei temi principali della criminologia, la quale è un’indagine scientifica molto diversa da quella che vediamo alla televisione in CSI o in NCIS.
Tanto per cominciare, la criminologia è legata a diverse discipline tra cui il diritto penale, la psicologia, la psichiatria e la sociologia. Inoltre studia le condizioni che portano l’oggetto a essere delinquente, le cause che lo hanno condotto a compiere un delitto.
Sono stati sviluppati diversi approcci per differenziare il delinquente dal non delinquente. A partire dal 1850, periodo in cui ci sono i primi tentativi di spiegare la criminalità, gli studiosi si concentrano sulle caratteristiche innate degli individui: sono queste le cause di un comportamento deviante.
Questa corrente di pensiero è definita approccio biologico e il suo più importante esponente è, senza ombra di dubbio, Cesare Lombroso.Marco Ezechia Lombroso, detto Cesare, nasce a Verona nel 1835, ha origini spagnole ed ebree ed è un esponente del positivismo. Diventerà il padre e il fondatore dell’antropologia criminale.
Nel 1876 studia moltissimi casi clinici per verificare le sue ipotesi riguardanti la personalità criminale ma è durante l’esaminazione di un cranio in particolare, quello del brigante Vilella, che fa la sua prima importante scoperta. Nel cranio del brigante, Lombroso scopre un’anomalia: una fossetta occipitale mediana che diventerà il tratto distintivo del criminale. Questa è ritenuta da Lombroso un’anomalia congenita, una sindrome di cui non conosce la causa. I criminali di Lombroso non si sono pienamente sviluppati, sostiene infatti che il criminale sia un “primitivo”, con delle caratteristiche animalesche, tra gli “evoluti” cioè i non delinquenti: l’aspetto esteriore sarebbe quindi legato alle specie precedenti.
Queste anomalie somatiche e costituzionali vengono comprese in quella che Lombroso definisce regressione atavica: questa regressione a tratti animaleschi sarebbe alla base del comportamento criminale. Alcune caratteristiche ataviche erano le seguenti: grandi mandibole, canini forti, incisivi mediani molto sviluppati, zigomi sporgenti, prognatismo, prominenti arcate sopraccigliari, fronte bassa, orecchie basse e insensibilità emotiva.
L’uomo delinquente è un superstite selvaggio, prossimo ai primati infra – umani, capaci di compiere azioni prima ritenute oneste ma considerate delitti dalla società contemporanea. Le caratteristiche ataviche sono relative a uno stadio primitivo della razza umana che non gli permettono un adeguato adattamento alla società e che lo spingono a compiere delitti.
I criminali di Lombroso hanno un marchio rappresentato da ciò che noi non vogliamo essere: il delinquente è l’Altro, quello diverso da noi.
Sindrome del criminale nato
Questa sindrome permette di comprendere quali soggetti siano portatori della sindrome e di neutralizzarli. Ci sono diverse tipologie di criminali e ora le andremo a descrivere.
Il criminale nato non è trattabile e ha la tendenza innata a commettere delitti. Presenta molte caratteristiche ataviche, in particolare l’assenza di empatia e di moralità, una maggiore resistenza al dolore e l’essere difficilmente influenzabile.
Un’altra categoria di delinquenti individuata da Lombroso è il pazzo morale: soggetti incapaci di distinguere il bene e il male, ma che non presentano gli isomorfismi che abbiamo citato precedentemente.
Non mancò di inserire anche il cosiddetto criminale pazzo (o mattoide) ossia quella categoria di individui infermi di mente che occasionalmente commettevano un delitto, oppure individui la cui malattia ha come manifestazione il delitto stesso.
Possono esserci anche i delinquenti d’occasione ossia individui che si fanno cogliere dall’occasione, appunto, di compiere un delitto. Ad esempio, questa tipologia di individui può vivere in un contesto criminogeno e può ottenere dei vantaggi dal compiere un delitto.
Il delinquente d’occasione può mutare in delinquente abituale (colui che è recidivo nel delitto) o nel delinquente per passione (individui che traggono piacere e soddisfazione dal compiere un delitto).
Elemento molto interessante della teoria di Lombroso è sicuramente la patologia femminile.
La donna era, a quell’epoca, considerata di sesso inferiore rispetto all’uomo e, in Italia, il modello di donna a cui ci si riferiva era quella religiosa, casta e pura. Tuttavia nell’Ottocento in Italia la vita femminile variava da nord a sud e a seconda della tipologia di famiglia a cui si apparteneva.
Nella seconda metà dell’Ottocento cambia il ruolo della donna, soprattutto nel mondo protestante, specialmente se la donna in questione è la moglie del pastore. La donna può muoversi negli spazi pubblici e accompagna il marito nel lavoro, inoltre si occupa dei malati e tiene lezioni.
Diversa è la concezione se si parla del mondo cattolico dove la donna è innanzitutto vergine, poi sposa, moglie e madre. Naturalmente in questo periodo storico erano gli uomini a giudicare i delitti e ciò avveniva in modi differenti, in base al sapere o all’opinione dell’individuo, ad esempio non si condannava la prostituta ma si condannava l’adulterio se compiuto dalla moglie.
I reati commessi dalle donne, inoltre, erano visti come reati minori: furti, aborto, prostituzione, infanticidio e, gli ultimi tre, erano associati alla condizione biologica della donna in quanto essere femminile.
Lombroso scrive “La donna delinquente, la prostituta e la donna normale” nel 1893 insieme a Guglielmo Ferrero in cui la donna è considerata principalmente un essere inferiore poiché meno evoluto dell’uomo.
La prostituta rappresentava la regressione di una donna normale: regressione, proprio perché secondo Lombroso non vi era stata l’adeguata evoluzione della donna, che era rimasta primitiva. La prostituzione era il modo in cui veniva manifestata l’incapacità della donna di stare nella relazione e, per Lombroso, questo era equiparabile al delitto.
Le donne criminali possedevano caratteristiche prettamente maschili: erano più intelligenti, più attive rispetto alle donne definite normali che invece, essendo meno evolute, erano anche meno intelligenti.
Anche per la donna troviamo le categorie che Lombroso aveva riservato all’uomo e quindi abbiamo la delinquente nata che era proprio quella che aveva le caratteristiche mascoline appena citate.
La criminale occasionale, invece, era quella che compiva delitti per un uomo: ciò accadeva a causa dell’ignoranza femminile, secondo Lombroso. Altre caratteristiche che Lombroso associava alla donna erano l’impulsività, la gelosia, la vanità, la capacità di mentire, il rancore. Per questi motivi Lombroso sosteneva che, nel delitto, le donne fossero molto più spietate degli uomini: quindi benché la donna sia meno evoluta dell’uomo anche nel commettere crimini, questi sono molto più terrificanti di quelli commessi dall’uomo, nella visione di Lombroso.
In ultimo non si può evitare di citare il collegamento tra utero e cervello: che le donne avessero il ciclo mestruale una volta al mese è sempre stato associato alla stregoneria, all’impurità della donna.
Perciò non sorprende che i sintomi della sindrome premestruale come aggressività, depressione, ostilità e irritazione fossero associati, da Lombroso, al compiere delitti da parte delle donne.
Quindi la donna criminale di Lombroso è anomala sia biologicamente sia socialmente, difatti il delitto, prettamente ritenuto un tipo di decisione maschile, è stato ritenuto da Lombroso una manifestazione mascolina della donna.
Ulteriori contributi di Lombroso
Cesare Lombroso non ha semplicemente fondato l’antropologia criminale, bensì ha studiato le problematiche connesse alla devianza. Per l’epoca, le sue idee erano delle vere e proprie innovazioni: ad esempio sosteneva che per limitare i delitti delle donne fosse necessario rinnovare le leggi e facilitare il divorzio quando ci fossero incompatibilità di carattere tra i membri della coppia.
Lombroso parla anche del delitto politico che permetterebbe di far proseguire la storia ma va a cozzare con il rifiuto della novità tipico delle persone. Lombroso fa attenzione a distinguere tra rivoluzioni e rivolte: nella prima vi era una lacerazione nel tessuto sociale, questo perché la struttura è diventata inappropriata e non al passo con i tempi. Le rivolte invece erano solo un simbolo di ribellione connesso strettamente con la criminalità. Lombroso associava le rivolte agli anarchici che erano stati inseriti tra i delinquenti nati e li reputava come persone che compivano delitti per un eccesso di passione politica.
Approccio psicologico
Bisogna spendere alcune parole anche su un altro approccio, quello che nelle università di psicologia è alla base di tutti gli insegnamenti, e che è stato costruito proprio dal padre della psicologia stessa: Sigmund Freud.
Ciò che Freud e Lombroso hanno in comune è il concetto di regressione: infatti per Lombroso, come abbiamo visto, la regressione è quella che colpisce il delinquente che, appunto, invece che essersi evoluto nell’uomo “normale” è regredito e ha assunto caratteristiche proprie dell’uomo primitivo. Per Freud, la regressione è associata al comportamento dell’adulto che si comporta come un bambino. Rimane quindi nella fase più infantile della vita, come se non fosse maturato.
L’individuo ha tre istanze, questa è la teorizzazione più conosciuta di Freud. Queste tre istanze sono l’Io, l’Es e il Super – Io. L’Es è definibile come un’istanza aliena dove stanziano i contenuti psichici rimossi, ossia quello che è conosciuto come inconscio. L’Io è il mediatore tra Es e Super – Io, è la parte conscia della nostra personalità. Infine, il Super – Io è il nostro giudice interno che può essere più o meno sadico.
Il delinquente di Freud avrebbe un deficit proprio nel Super – Io, dove le emozioni non hanno limiti.
Un’altra possibilità proposta da Freud è quella che vede il soggetto delinquente che si sente in colpa: sarebbe questo a portarlo a compiere dei delitti.Il delitto sarebbe anche quello che allevia il senso di colpa.
Altri autori hanno posto il Super – Io accanto alla delinquenza: ad esempio Alexander e Staub, nel 1925, sostengono che ci siano un Super – Io assente e un Super – Io delinquente. Ciò che differenzia normali e criminali è l’esperienza ma è il normale sviluppo e la normale formazione del Super – Io che impedisce il sopraggiungere di tendenze criminali.
Detto ciò, Alexander e Staub evidenziano diversi tipi di criminalità: cronica (le persone commettono dei crimini a causa delle loro strutture psichiche) oppure occasionale (ogni persona può infrangere le regole, dipende dall’occasione in cui si trova).
La criminalità cronica comprende i criminali per cause organiche ossia coloro i cui processi somatici hanno ostacolato le funzioni dell’Io; l’Io perciò non media adeguatamente tra l’Es e il Super – Io e può essere completamente nullo; di conseguenza non esiste, nell’individuo, una parte conscia.
Un’altra categoria di criminali è quella dei criminali nevrotici in cui i delitti sono compiuti inconsciamente. Anche qui l’Io viene portato al delitto per diversi meccanismi, uno dei quali è il conflitto tra Es e Super – Io; i criminali normali hanno, invece, un Super – Io criminale attraverso cui si identificano totalmente con il crimine compiuto; infine ci sono i criminali puri, ossia coloro che non possiedono un Super – Io e quindi sono impulsivi, a causa della mancanza del giudice interno, e sono inadatti alla vita sociale.
Un’autrice che ha parlato di tutto ciò che abbiamo citato in precedenza è, sicuramente, Melanie Klein. Anch’essa sostiene che il Super – Io sia neutralizzato, quando si parla di delitti, proprio perché i comportamenti aggressivi si manifestano in assenza del giudice interno.
Melanie Klein associa il delinquente al bambino, il nesso tra i due è il gioco: secondo lei, bambini e criminali giocano ma negli ultimi manca la finzione. Il gioco dà ruoli, crea scene e impone delle regole ed è un mezzo per immedesimarsi in esse. Il bambino ha l’opportunità di essere qualcos’altro, sperimenta l’Altro ponendolo in sé stesso, fingendo di essere qualcos’altro.
Naturalmente i bambini sono aggressivi: hanno tendenze aggressive, provano odio quando non ottengono quello che vogliono e l’aggressività è un mezzo grazie al quale sviluppano il senso di colpa e capiscono di essere separati dalla propria mamma e che essa non è sempre a disposizione. Il Super – Io si forma anche attraverso l’aggressività, ma se l’aggressività non si sperimenta in modo adeguato, il Super – Io di conseguenza non si sviluppa nel migliore dei modi.
In conclusione, in questo articolo si è cercato di evidenziare le teorie sulla criminalità partendo dal padre dell’antropologia criminale, Cesare Lombroso, e proseguendo con il pensiero di Freud e di altri autori fondamentali per comprendere le basi della criminologia. Si può affermare con sicurezza che se si incontra per strada una persona con zigomi sporgenti non tenterà di aggredirvi per via dei suoi zigomi. Tuttavia queste teorizzazioni hanno gettato le basi per le teorie attuali che sono diversificate in base alle molte discipline che si collegano con la criminologia: si usano, per esempio, metodologie standardizzate per ottenere la descrizione di un fenomeno. Altre tecniche utilizzate nella ricerca criminologica sono i questionari, le interviste, lo studio di casi (cioè un’analisi approfondita di un individuo o di un gruppo che può comprendere un certo lasso di tempo). In ogni caso, la criminologia più recente ha dovuto fare i conti con la dilagante “paura” del crimine, ora più che in passato. Non citerò qui tutte le teorie più recenti, come non ho citato tutte le teorie del passato, ma credo sia di fondamentale importanza evidenziare i cambiamenti apportati dagli studiosi nel corso del tempo.
Ad esempio, alla fine degli anni Ottanta è stata sviluppata la Teoria Soggettiva da Jack Katz, il quale si immedesima nel soggetto deviante per cercare di comprendere il suo punto di vista e i desideri che scuotono l’individuo per portarlo a compiere un delitto.
Le teorie moderne si sono concentrate sull’azione sociale che può essere approfondita sia a livello microsociale, cioè principalmente sul rapporto tra individui, sia a livello macrosociale dove ci si riferisce a istituzioni e organizzazioni. Proprio l’azione sociale è al centro di autori come Mead, Weber, Durkheim e Goffman ed è proprio con quest’ultimo che l’azione si connette con la situazione sociale: in cui ciascuno ha un ruolo, una parte, che viene scelta dall’attore in base ai propri bisogni.
Albert Bandura sottolinea il ruolo dell’interazione tra contesto, individuo e comportamento insieme con le strutture e i processi cognitivi: sono questi elementi che permettono l’autoregolazione dell’individuo, la capacità di prendere delle decisioni e, di conseguenza, di agire, talvolta in modo deviante. Quindi, ricapitolando, si può dire che la criminologia è in interazione con moltissime discipline che contribuiscono al continuo studio del crimine e del criminale. In questo articolo si è cercato di approfondire il passato per spiegare da che cosa si è partiti per lo studio del delinquente: naturalmente l’influenza della psichiatria, del diritto penale, della sociologia e della medicina legale non sono da sottovalutare. Ciò che è importante evidenziare è la duplicità dei punti di vista. In criminologia si analizza il delitto, ma in esso troviamo due elementi: il criminale e la vittima. Quindi anche la vittimologia dà il suo apporto fondamentale alla costruzione di nuove teorie e nuovi approcci allo studio del crimine, insieme alla statistica. Essa, infatti, è un metodo molto usato in criminologia per definire, ad esempio, un’area più o meno soggetta al crimine.
Quello che si tiene a sottolineare è che ciò che vedete alla televisione come CSI con Horatio Cane che si toglie gli occhiali da sole nella coloratissima Miami e che dice la frase a effetto senza la quale non parte la sigla… Non è criminologia, esattamente come Miami che dubito vivamente abbia dei colori così accesi!
Bibliografia e sitografia
Paolo Marchetti Cesare Lombroso http://www.treccani.it/enciclopedia/cesare-lombroso_%28Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Diritto%29/
Cesare Lombroso, gli studi ed i “successori” del grande antropologo, Stefano D’Auria
La trasformazione del concetto di donna delinquente da Lombroso ai giorni d’oggi, Stefania Polo www.progettofahrenheit.it
“LA DONNA” DELINQUENTE. UN PERCORSO STORICO-TEORICO di Miguel Angel Núñez Paz (DIRITTO PENALE CONTEMPORANEO) Editore Luca Santa Maria | Direttore Responsabile Francesco Viganò 2010-2015 Diritto Penale Contemporaneo
Criminologia: il contributo della ricerca alla conoscenza del crimine e della reazione sociale, seconda edizione, volume 1, T.Bandini, U.Gatti, B.Gualco, D. Malfatti, M. I. Marugo. A. Verde, Giuffrè Editore, 2003
http://www.inftub.com/filosofia/psicologia/Psicoanalisi-e-comportamento-c25834.php
Gemma Marotta Teorie Criminologiche Da Beccaria al Postmoderno Collana: «Scienze Sociali» – 17 x 24 cm – pagg. 244 – 2004 – ISBN 88-7916-264-7
Anatomia del crimine in Italia. Manuale di criminologia, R.S. De Luca, C. Macrì, M. Zoli, Edizioni Giuffrè, 2013
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