Recensione Orphan Black

Recensione Orphan Black

Orphan Black è una di quelle serie che mi mancherà. Purtroppo poco nota in Italia, la trama affronta alcuni temi interessanti tra cui: la clonazione, la crisi di identità, il suicidio, la famiglia, le relazioni di amore e di amicizia, in una maniera a mio parere del tutto originale. Ma andiamo con ordine. Ho scoperto questa serie tramite un’amica che la stava seguendo e ho deciso di iniziarla dopo aver guardato il trailer. Si tratta di una serie tv canadese trasmessa a partire dal 2013 per un totale di 5 stagioni. La trama è mindblowing (non al livello di Dark, ma quasi), ma questa volta il tema principale non è il tempo, bensì la scienza, nello specifico la clonazione e tutte le conseguenze che comporta sull’identità e sui rapporti sociali, in contrapposizione alla religione e al fanatismo.

La protagonista, Sarah Manning (interpretata dalla splendida Tatiana Maslany, di cui vorrei parlare in seguito), assiste casualmente al suicidio di Beth Childs in una stazione ferroviaria e scopre in seguito che si tratta uno dei suoi molteplici cloni. A causa di alcuni problemi con l’ex fidanzato spacciatore decide di rubarle l’identità, essendo completamente identica a lei per quanto riguarda l’aspetto fisico, e cerca di impersonarla non senza molti sospetti e difficoltà. Essendo stata Beth una poliziotta, Sarah entra in possesso di alcune importanti scoperte riguardo i loro cloni sparsi per il mondo e questo comporterà per lei molti guai. Viene a conoscenza delle sue sorelle anche grazie all’aiuto del dolcissimo Art (un poliziotto innamorato di Beth) e scopre il vero valore della famiglia, già composta della figlia Kira, il fratellastro Felix e la madre adottiva “Signora S” (Siobhan).

La clonazione ha delle ripercussioni sulle vite di Sarah, Alison, Cosima, Helena e Rachel, su cui si focalizza la vicenda, tutte interpretate dalla medesima attrice, Tatiana Maslany. Ammetto che si tratta di una scoperta sensazionale, Tatiana è assolutamente la chicca di Orphan Black grazie alle sue immense doti. Ognuno dei cloni presenta caratteristiche comportamentali ben definite (chiariamo subito che non si tratta di personaggi statici, anzi, al contrario, non smettono mai di stupire), così come un look e una voce ben distinguibile. La bravura dell’attrice consiste proprio nell’intepretare queste cinque donne rendendole immediatamente riconoscibili (senza contare gli altri cloni che compaiono marginalmente), tanto che a momenti ci si dimentica del fatto che si tratta sempre della stessa persona. Degne di nota sono le scene in cui Tatiana impersona un clone che imita un altro clone rendendo il tutto perfettamente comprensibile e facendoci smarrire in un loop di diverse identità.

I personaggi e le loro storie sono assolutamente l’aspetto più importante della serie e potremmo quasi dire che la maggior parte di loro compie un percorso di evoluzione e maturazione, con una netta distinzione tra i personaggi buoni e quelli cattivi, rappresentati dall’organizzazione scientifica contro cui combattono le sorelle. Non secondari sono anche i relativi partner, che agiscono attivamente per risolvere o complicare la situazione. Nelle ultime stagioni viene presentata una serie di cloni maschili, che ha la funzione di controcanto alla vicenda principale, ma non può assolutamente competere  con le sorelle (o meglio, con le mille interpretazioni di Tatiana), legate tutte (o meglio, quasi tutte) da un amore forte e sincero. Orphan Black mette in scene un’ampia gamma di diversità e sfaccettature dei singoli personaggi, uniti da intricate relazioni e sottotrame differenti.

Orphan Black è una serie di fantascienza, ma è anche molto drammatica, ma di un drammaticità sempre compensata da momenti comici ed ironici. Questo è assolutamente un ulteriore punto di forza, perchè Orphan Black ti fa piangere, ma ti fa anche ridere (oltre a farti incuriosire e molto spesso arrabbiare). Insomma, attraverso l’ironia viene momentamente smorzata la tensione e veniamo a conoscenza di ulteriori aspetti dei personaggi, rendendoli quasi tutti o fortemente amati o fortemente odiati. La coppia che dà una spinta in questa direzione è composta da Alison e Felix (con l’aggiunta del marito di Alison, Donnie).

Come accennato precedentemente, Orphan Black è anche basata sulla contrapposizione tra scienza e religione, rispettivamente rappresentati dal Dyad Institute e dai Proletani, entrambi fanatici a modo loro. Vengono rappresentate le “vittorie” e le sconfitte di ambedue le fazioni, ma soprattutto vengono messi in risalto gli errori e le stravaganze. La clonazione è un dato di fatto, è avvenuta e non si può semplicemente cancellare, per cui il vero obiettivo è quello di impedire che venga perpetuata ulteriormente, soprattutto per opera delle persone sbagliate.

L’identità è ovviamente uno dei temi cardine. Le sorelle sono assolutamente identiche fisicamente (escluse le acconciature e i vestiti), ma hanno sviluppato interessi diversi, personalità diverse, modi di esprimersi diversi ed instaurato relazioni di amore e d’amicizia diverse, eppure i geni sono gli stessi. Allora la serie si sofferma sulle varie differenze caratteriali che derivano in gran parte dall’ambiente e dal contesto culturale in cui ogni clone ha vissuto ed è stato educato. Ma nonostante tutte le divergenze, Sarah e le sorelle ambiscono ad essere un’unica famiglia che ama profondamente tutti i suoi componenti accentandoli così come sono. E questa caratteristica emerge in ogni puntata tanto che anche noi finiamo per affezionarci ai personaggi nonostante i loro difetti.

Insomma, cosa state aspettando?